Pochi giorni e anch'io, come molti, tornerò al lavoro.
Se
dovessi immaginare la scena di un film per dare un'idea di quale sia il
rapporto tra me e la mia occupazione, sceglierei la parte iniziale di
Fine di una storia, in cui Ralph Fiennes sta scrivendo a macchina. E ciò
che scrive è: "Questa è la storia di un odio."
So di essere in buona compagnia a riguardo.
E altrettanto bene so che, specie di questi tempi, bisognerebbe stare attenti a non sputare nel piatto dove si mangia.
Ma questa è la pura e semplice verità: un odio.
Odio
che negli ultimi anni è stato gestito via via sempre meglio per
fortuna. Lui ha plasmato me, ed io sono riuscito a mettergli almeno le
redini.
La
prima settimana sarà, come da copione, piuttosto difficile; poi quella
splendida macchina chiamata cervello mi verrà in soccorso con espedienti
che solo lei sa escogitare.
Sino al prossimo periodo di ferie...
Ci
sarebbero ore e fiumi di parole da spendere sul perché non abbia
cambiato lavoro per inseguire quelle inclinazioni che mi condurrebbero
in un'isola più felice .
Ma sarebbe noioso farlo oltre che inutile.
Quello che invece ritengo utile è la condizione che ho raggiunto nonostante e anche grazie a quell'odio.
Ho
imparato a discernere e a non fare di tutta l'erba un fascio; a non
mantenere lo stesso stato d'animo negativo figlio delle ore passate al
lavoro, anche nel tempo trascorso con le persone importanti (me stesso
incluso).
E
per questo regalo ricevuto ringrazio l'Universo a cui (se ci penso
bene) è bastato solamente chiedere, ed in men che non si dica... ho
ricevuto risposta.